PROBLEMI COMPORTAMENTALI DEL CANE

RICONOSCERE E CORREGGERE I PROBLEMI COMPORTAMENTALI DEL CANE.


L’incapacità da parte del cane di adattarsi a modelli e stili di vita tipici della nostra specie può esitare nella manifestazione di problemi  comportamentali.  Questi possono essere di diversa natura e la maggior parte delle volte si instaurano su elementi predisposti per situazioni anomale vissute in giovane  età, ma non solo. Un ambiente adeguato e contatti con diverse specie di stimoli aiutano ad una buona socialità ed un corretto rapporto con il mondo. Una buona educazione e gestione della socialità permette di prevenire problematiche come l’eccessivo attaccamento o manifestazioni di aggressività; mentre una vita attiva e mentalmente vivace aiuta a diminuire i problemi legati al passare del tempo e alla diminuzione delle capacità cognitive.

LA SOCIALIZZAZIONE DEL CANE: PROBLEMI CHE POSSONO INSORGERE

Socializzazione dei caniIl cane è un animale sociale, il che vuol dire che è programmato per vivere  insieme ad altri componenti, fare gruppo, incontrare altri consimili e creare legami. Un cane ben socializzato e senza problemi comportamentali quindi è in grado di rapportarsi correttamente con gli altri cani perché manda messaggi comprensibili ed è in grado di decodificare quello che gli altri cani gli comunicano. E’ opportuno quindi che un cucciolo trascorra le prime settimane insieme alla madre e ai fratelli per imparare correttamente il vocabolario canino, ed in seguito abbia la possibilità di frequentare altri cani per affinare la sua comunicazione e rapportarsi con loro con serenità, facendo piacevoli esperienze di gioco.

Un cane che non è in grado di rapportarsi con gli altri perché separato dalla famiglia in tenera età o perché vive costantemente in assenza di altri consimili sviluppa problemi comportamentali e facilmente paura nei confronti degli altri, dando origine ad atteggiamenti  di evitazione o aggressività poiché non è capace di interpretare i messaggi degli altri. Perciò è importante che i cani frequentino altri cani sin dalla giovane età, controllati ed aiutati ad avere il giusto atteggiamento o addirittura seguiti da professionisti che regolarmente organizzano le così dette puppy class. Risulta inoltre importante che il nostro cane abbia contatti frequenti anche con esseri umani, affinchè non si creino problemi comportamentali e fobie pericolose, ma evitando nel frattempo atteggiamenti di eccessiva confidenza che potrebbero spaventare l’uomo o addirittura creare danni, si pensi ad esempio cani di media-gossa taglia che saltano addosso a persone anziane o bambini.

PROBLEMI COMPORTAMENTALI DERIVANTI DALL'INFANZIA

Quando la prima fase dell’infanzia risulta essere troppo distante dalla normalità, non solo possono svilupparsi problemi comportamentali come quelli descritti sopra, ma si possono evidenziare altre forme problematiche come la sindrome da ipersensibilità e la sindrome da deprivazione sensoriale.

La sindrome da ipersensibilità ha origine da una alterata funzione del filtro sensoriale che si calibra nelle prime settimane di vita grazie all'attività della madre. Quando ciò accade il cucciolo può far passare al cervello tutti gli stimoli senza riuscire a soffermarsi su nessuno in particolare. Ne consegue una incapacità di gestire gli input sensoriali, il cucciolo risulta ipersensibile e come risposta comportamentale diventa ipereccitato, reagendo in maniera iperattiva e disordinata ad ogni situazione.

La sindrome da privazione sensoriale presenta una radice comune al problema precedente poiché si tratta di una situazione di origine infantile: se il nostro cucciolo riceve pochi o nessun stimolo sensoriale durante le prime settimane di vita, calibra la sua “normalità” su questa particolare situazione e risponderà in maniera dapprima fobica poi ansiosa ed infine depressa e  apatica agli stimoli esterni. Entrambe queste sindromi sono molto gravi e sono problemi comportamentali difficili da risolvere.

QUANDO RIMANE SOLO: GESTIRE L'ECCESSIVO ATTACCAMENTO

QUANDO RIMANE SOLO: GESTIRE L'ECCESSIVO ATTACCAMENTOCome abbiamo già sottolineato, il cane è un animale “sociale”, ossia contempla la sua vita in un gruppo di altri cani oppure di uomini, quindi normalmente mai da solo. Per questo motivo il cane è famoso per la sua fedeltà perché per lui il branco, anche solo formato da un'unica altra unità, è la sua dimensione di vita.

Risulta immediato che rimanere da solo comporta una anomalia, alla quale non sempre la sua straordinaria capacità di adattamento riesce a porre rimedio e quindi si sviluppano problemi comportamentali. Alcuni cani, soprattutto se abituati ad una stretta convivenza con il proprietario, sviluppano importanti sintomi ansiosi quando le dinamiche familiari portano a frazionare il gruppo anche per pochissime ore. E’ la così detta “ansia da separazione” che fa parte di quei problemi comportamentali detti di “attaccamento”

Non appena il cane capisce che rimarrà da solo, parte lo stimolo ansioso che lo porta ad abbaiare, uggiolare, sporcare in casa e distruggere mobili ed oggetti con il rischio di procurarsi ferite. Spesso al ritorno a casa del proprietario, si dimostra sottomesso, quasi “colpevole”, anche se è assodato che il suo atteggiamento è frutto di stress da ansia e non dalla volontà di “fare un dispetto”, cosa  che spesso le persone gli attribuiscono.

Per insegnare ad un cane a stare serenamente da solo è necessario attuare una serie di attività e comportamenti specifici, ed essere aiutati da professionisti nel caso che il cane presenti importanti reazioni ansiose.

AGGRESSIVITÀ: NON È UNA MALATTIA MA VA GESTITA

Aggressività nel caneUn cane può diventare aggressivo per difendersi da una situazione che interpreta come dannosa per lui, per esempio se ha dolore o irritazione in alcune zone del corpo; può assumere un atteggiamento aggressivo quando l’istinto cacciatore emerge, per esempio se vede un altro animale o un veicolo correre.  Esistono altre situazioni relative a difficoltà di socializzazione (sociopatie) che danno origine a dei veri problemi comportamentali. Queste in genere sono delle situazioni di esaltata competitività sia tra cani (intraspecifici) che con gli uomini (interspecifici); in questi casi il cane compete su varie risorse con gli altri, per esempio il cibo o il gioco o le attenzioni del proprietario e manifesta atteggiamenti come ringhi, monte di tipo sessuale, morsi nei confronti di quelli che considera competitori rispetto alle risorse. Spesso manifesta atteggiamenti autoritari ed impositivi durante gli incontri con altri cani in zone neutre, come nei parchi giochi, e risulta essere poco o per nulla obbediente alle richieste dei proprietari.

Come abbiamo accennato, gli atteggiamenti aggressivi possono essere rivolti anche verso i proprietari, che finiscono per essere tiranneggiati dal proprio cane. E’ evidente che questo problemi comportamentale è particolarmente importante per le conseguenze sulla salute degli altri cani e degli uomini. Una buona educazione di base è importante nel ridurre questi atteggiamenti, mentre per i più restii ad essere gestiti è necessario l’intervento di un comportamentalista.

IL TEMPO PASSA, DEVI AVERE PAZIENZA...

Con il miglioramento del tenore di vita e delle cure mediche, sempre più spesso i cani raggiungono età avanzate e, proprio come gli uomini, possono sopravvenire problemi comportamentali tipici della senescenza. Il declino cognitivo è caratterizzato da alcuni segni specifici: alterata alternanza dei momenti di sonno e veglia, con cani che si svegliano di notte e abbaiano e che dormono tutto il giorno; difficoltà a riconoscere ambienti e persone precedentemente familiari; alterato ritmo di richiesta di uscita per sporcare. Tutti questi sintomi devono ovviamente essere distinti da quelli dovuti a difficoltà di altri apparati come quello locomotore o cardiaco.

Purtroppo il declino cognitivo non può essere fermato, come del resto anche per noi umani, da qui l’insorgenza di problemi comportamentali, ma può essere riconosciuto e  almeno rallentato. E’ importante che i cani anziani ricevano comunque stimoli che risveglino la loro attenzione, non si fossilizzino in abitudini e attività eccessivamente ripetitive. Le novità sapientemente presentate obbligano il cervello ad essere sempre attivo ed a trovare modi per sopperire al decadimento dovuto alla normale diminuzione dei legami sinaptici legata all'età.

FARMACI: SE USATI BENE SONO MOLTO UTILI

Molti dei problemi comportamentali descritti possono raggiungere livelli di gravità che, con la sola terapia basata sul comportamento, non possono essere risolti. In questi casi esistono diversi farmaci che ci possono aiutare, come lo hanno già fatto per gli uomini.

La decisione di prescrivere farmaci psicotropi deve essere ragionata e concertata con i proprietari, non tanto perché siano più pericolosi degli altri, ma perché il loro utilizzo spesso provoca resistenze. In molti casi questi farmaci, generalmente tranquillanti, ansiolitici e antidepressivi, sono un aiuto essenziale perché ci permettono di creare le solide basi per poter incominciare a lavorare efficacemente con la terapia comportamentale. Dobbiamo però sempre realizzare che quasi mai i farmaci da soli risolvono il problema e demandare a loro  la responsabilità della guarigione frequentemente darà origine a ricadute ed insuccessi.